I rilevamenti radar effettuati dal rover della NASA Perseverance hanno permesso di collegare la natura dei sedimenti sul fondo del cratere Jezero alla presenza di un antico lago marziano, come finora si era ipotizzato. L’evoluzione geologica del luogo, inoltre, sembra essere stata guidata dai mutamenti climatici avvenuti su scala planetaria.
Sono ormai tre anni che il rover Perseverance se ne va a zonzo sulla superficie del pianeta rosso. Finora ha percorso circa 25 km all’interno del cratere Jezero, che anticamente si ritiene ospitasse un lago alimentato da un fiume – del quale ne rimane il letto, essendo anch’esso (ovviamente) scomparso. A tenergli compagnia, l’elicotterino Ingenuity (il primo velivolo mai inviato su un altro pianeta) che, pensato come una dimostrazione tecnologica, avrebbe dovuto alzarsi in volo cinque volte in un mese; e invece, con enorme soddisfazione, lo abbiamo visto compiere ben 72 voli in tre anni, totalizzando 17 km di percorso e oltre due ore staccato dal suolo. È notizia recente che, durante l’ultimo «ammartaggio», uno dei rotori di Ingenuity ha subìto danni ad almeno una pala, decretando la fine della storica missione.
Tra l’8 maggio e il 10 dicembre 2022 Perseverance si è trovato a passare per l’area compresa tra la base del cratere e il delta fluviale che nel remoto passato riforniva d’acqua il lago. Le misurazioni del sottosuolo eseguite con lo strumento radar RIMFAX (Radar Imager for Mars’ Subsurface Experiment) hanno confermato che Jezero fu davvero un bacino lacustre, e non solo.
La collina marziana «Santa Cruz» ripresa dal Mastcam-Z (un registratore di immagini a due telecamere) del rover NASA Perseverance. L’immagine è stata ottenuta il 29 aprile 2021, quando il rover distava circa 2,5 km dal piccolo rilievo e la missione era in corso da 68 sol (giorni marziani: 1 sol = 24 h, 39 min e 35 s). Il panorama è interamente contenuto nel cratere Jezero, di cui si può scorgere il margine lungo la linea dell’orizzonte, dietro la collina. Quest’ultima ha un’altezza di circa 50 m.
Crediti: NASA/JPL-Caltech/ASU/MSSS
Si pensava che il cratere, una volta nato in seguito all’impatto di un grosso meteorite, fosse stato occupato da un lago alimentato da un fiume, che ne cosparse il fondale di sedimenti. Gradualmente il lago andò riducendosi e i sedimenti fluviali crearono un vastissimo delta. Quando il fiume e il bacino lacustre si furono disseccati, l’erosione modellò le sedimentazioni nei particolari della geologia superficiale attualmente osservabili.
Lo strumento RIMFAX può risolvere verticalmente dettagli di 15-30 cm nel sottosuolo, fino a una profondità di 10 m o più. In tal modo esso ha scandagliato gli strati sotto la superficie ogni 10 cm lungo il tragitto tra il fondo del cratere e l’antico delta, giungendo a scorgere la base del cratere seppellita dai vari sedimenti.
In un paper pubblicato su «Science Advances» le informazioni inviate dal rover vengono interpretate come una conferma della passata esistenza di un ambiente lacustre nel cratere. Si è infatti trovato che, su una base affetta da processi anteriori di impatto ed erosione, sussiste un primo strato orizzontale di sedimenti; questi devono essersi depositati in acqua, verosimilmente in un bacino assai più ampio dell’area occupata dal delta. Questo strato iniziale è sovrastato da ulteriori sedimentazioni, createsi in periodi di diversa durata e intervallati da fasi di erosione. Il tutto, secondo i ricercatori coinvolti nello studio, andrebbe fatto risalire a un paio di differenti fasi di sedimentazione affiancate da due fasi erosive; la conformazione geologica del luogo, essi deducono, potrebbe aver fatto seguito ai cambiamenti climatici occorsi su Marte a livello planetario.
Perseverance ha prelevato 23 campioni di suolo, che il programma Mars Sample Return punta a riportare in futuro sulla Terra per le analisi. Chi si interessa di astrobiologia sarà certo impaziente di passare al setaccio i sedimenti di quello che a suo tempo fu un lago marziano!